Ieri sera ero stranamente in pace con il mondo, così non mi è stato difficile cogliere la bellezza di un primo incontro.
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Lui sulla sessantina e pelato, si vedeva chiaramente che aveva messo della cura nello scegliere quella giacca di cotone a righe azzurre, quella camicia bianca su cui stonava, come l'Iris di Van Gogh, un papillon, e quei pantaloni marroni di velluto.
Lei coetanea, con gli occhiali sul naso e la catenella che le incorniciava il viso come unica vanità, i capelli trascurati e fieri della loro età, una giacca a quadrettoni bianchi e grigi, una gonna nera che lasciava scoperti i polpacci accavallati e un paio di scarpe deformate dal troppo uso.
Stavano lì seduti soli, al tavolinetto di un pub in cui non era ancora ora di niente, né del caffé prima di tornare a lavoro, né dell'aperitivo prima di cena, né di iniziare il divertimento di una serata.
Che fosse la prima volta era evidente: i due si stavano ad ascoltare con attenzione. Sembravano impacciati ed emozionati, come quando ci si scambiano occhiate di nascosto ma senza malizia, nella semplicità di un gioco privato in cui il resto del mondo non esiste.
Lui parlava della Merkel e lei sorrideva.
Ai tavolini di un pub lontano dal tempo.
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