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domenica 4 marzo 2018

Dark per Netflix.

Dark è una serie tedesca di Netflix: 10 episodi nella prima stagione e un affascinante modo di raccontare fra penombra e ansiogeni tappeti musicali elettronici.

Se ancora non bastasse, ad aggiungere sapore al menù, ci sono le sparizioni misteriose di ragazzini; una caverna e una centrale nucleare che, a volerci vedere simbolismi, rappresenta bene l’arroganza dell’uomo sulla natura; un casting tedesco e non americano, il che vuol dire che i cattivi non sono necessariamente brutti e i buoni possono avere anche qualche chilo di troppo; e una profondità che si sente, persino. Infatti hai la sensazione che c’è qualcosa sotto, una storia che ti sfugge, della filosofia che non capisci mai veramente fino in fondo e che ti abbandona al tuo umano destino, in un senso di impotenza e anche un po’ di rosicata, senza mai darti l’idea che sei stato perculato.

Sia ben chiaro: se ti è sfuggito qualcosa
è colpa tua! 


Un po’ come ti è già successo con Lost o Les Revenants e anche con The Leftovers.
Di’ la verità, non hai l’impressione di non esserti impegnato abbastanza e di essere stato sbrigativo nel giudicarle come enormi cazzate?

È quello che succede quando dentro la storia ci capitano le grandi questioni della vita come la morte, l’esistenza, sogno-o-son-desto. In questo caso: il tempo.

Dark è una porta nel tempo, attraverso la vita in tre diversi periodi storici con un intervallo di trentatré anni. Siamo nel 2019, poi nel 1986 e anche nel 1953. I protagonisti li vediamo come sono, come sono stati e qualcuno anche come sarà per scoprire che se sei uno stronzo, in fondo lo sei sempre stato perché la natura non cambia, e non cambia neanche il destino; anche se tu pensi che lo stai cambiando in realtà ne hai solo l’illusione, quello che stai facendo è ripetere le stesse azioni, continuamente, perché è così che devono andare le cose.
Forse.

Solo qualche perplessità:

  • Come se stessi leggendo Dostoevsky, ti consiglio di seguire questa serie con un blocchetto e una matita per disegnare l’albero genealogico che stai lentamente annaffiando. 
  • Al termine non avrai quel senso di pienezza come se avessi letto Dostoevsky, ma piuttosto una sensazione simile a quella che hai avuto la prima volta che hai visto Star Wars, e parlo dell’originale del 1977. 
  • Se ti ritrovi in una complicata situazione spazio/temporale con un impermeabile giallo, e sei nato dopo la pubblicazione di IT nel 1986, allora tutto quello che ti succede te lo meriti. 
  • Smetti di farti domande su quelle due o tre questionicine che sono rimaste aperte e irrisolte perché pretendere della logica è una vera cattiveria. E allora Lost?! 
  • Ricorda che la domanda giusta non è “cosa ho visto?” ma piuttosto “quando l'ho visto?”. E che, in ogni caso, quanto ho appena detto potrei doverlo ancora dire. 

cin cin NikyRocks

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