Si può chiamare mitomane, pazzo, vandalo o esibizionista, lui preferisce identificarsi a Marcel Duchamp - credevate Napoleone o Dio? - che dipingendo i baffi a Monna Lisa o spacciando per opere artistiche degli orinatori stava solo aprendo una discussione sul concetto di arte. Forse con la piccola differenza che Duchamp, casomai, la Gioconda baffuta se le ridipingeva da capo e che non risulta sia mai andato in giro ad "aggiungere valore" alle opere d'arte altrui ma questi sono dettagli. D'altra parte Umanets probabilmente lo conosce meglio di tutti il suo predecessore: «Credo che Marcel Duchamp sarebbe davvero felice».
Mentre ci auguriamo che il soggiorno in qualche centro di igiene mentale possa portargli beneficio, una riflessione va fatta sulle difficoltà che evidentemente devono incontrare alcuni artisti contemporanei quando si fanno i conti con un passato eccellente e quando, in fondo, non si ha granché da dire. Così la conclusione dello ielloista: «Sto facendo qualcosa di mio. Dopo Duchamp, non c’è stato più nulla» diventa teneramente illuminata da un'altra luce che la rende più comprensibile.
In fondo non è la stessa cosa che potrebbero dire gli Oasis pensando ai Beatles?
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