Il problema delle ultime esternazioni di Silvio Berlusconi riguardo l'infelice paragone fra i suoi figlioli e i perseguitati dal nazismo, non sta nell'infelice paragone in sé ma nel suo incontrollabile creatore. Insomma non se ne abbiano a male tutti quanti, non ci si indigni, non si inorridisca davanti allo sfoggio di tanta deficienza di tatto perché non c'è nulla di antisemita o di offensivo nei confronti dei perseguitati. Sebbene questi fossero perseguitati per il semplice fatto di esistere e quelli, i ricchi figlioli del condannato, semplicemente per degli errori paterni (e questo è un eufemismo) che ricadono sugli intestatari di patrimoni e colpe. Nulla di offensivo dunque perché è ovvio che il maldestro paragone rivela una visione del nazismo come incarnazione del Male e perciò, in una ultimissima e lontanissima analisi, un commovente senso di vicinanza nei confronti di quei sei milioni di vittime innocenti. Anche se questa vicinanza di sentimento è scaturita da una distorta visione di sé stesso, della propria storia personale e di una smisurata faccia tosta!
Ma non ne abbiamo a male per questo, purtroppo a questo ci siamo abituati. Ed è forse proprio qui il punto: il gran vociare intorno alla triste dichiarazione senile non ha ancora regolato il focus, e l'indignazione che gorgoglia in sottofondo non è legata in realtà alla mancanza di rispetto da parte di uno dei più influenti politici italiani e rappresentante in tutto il mondo - ahimé - del nostro povero paese, ma deve invece essere legata imprescindibilmente a quel profondo senso di vergogna in cui ci ritroviamo davanti al mondo intero ogni volta che Silvio Berlusconi decide di dire la sua.
Silvio Berlusconi è una vergogna nazionale e c'è un modo per rimediare, e d'altra parte è lui stesso che lo suggerisce ogni volta che qualcuno gli fa notare l'esasperazione e l'impertinenza dei suoi paragoni «Sono stato frainteso, mi hanno estrapolato!», ecco appunto, ESTRAPOLIAMOLO definitivamente!
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