Poi, diciamocelo, l'habitat naturale di siliconi e bellocci e cura del corpo e gerontocrazia e "il nuovo che avanza lo stronco!" nel quale ci siamo radicati non ci abitua all'idea che tutto finisce, che la vita è fatta di fasi e che si può avere molta più dignità nell'invecchiare piuttosto che nel sorreggere con infrastrutture una giovinezza passata da anni.
Non starò ad attaccare pistolotti sulla bellezza delle rughe e su quanto diceva la Magnani, perché ognuno di noi è libero di pensare che quelle zampe di gallina intorno agli occhi - maledizione! -non ci volevano proprio adesso. Sapete? Con le vostre rughe fateci quello che vi pare ma almeno abbiatene coscienza! Diventare vecchi, metterci tre giorni a smaltire un reumatismo, il reumatismo stesso; non avere la tonicità né i capelli di una volta; e poi andiamo che quelle tette non sono mai state su nemmeno quando avevi vent'anni! Il corpo che cambia, le rughe, la tosse, il mal di testa se la notte prima hai fatto le tre... C'è anche del fascino in tutto questo se solo la smettessimo di vederci qualcosa di sbagliato, qualcosa di malato. Avere la fortuna di essere sani non ci dà il diritto di credere di essere giovani. Chissà, magari se passassimo meno tempo a cercare di camuffarci e coprire i graffi in ricordo di una vecchia immagine di noi stessi e ci curassimo di più di osservare quello che stiamo diventando e incuriosirci per la nuova immagine che stiamo vedendo, eviteremmo qualche scivolata patetica nell'esasperato mondo del grottesco.
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