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giovedì 4 agosto 2016

Lezione di marketing: provare a defecare contro un ventilatore acceso

La storia è vecchia come il cucco - sia che vi riferiate al profeta, sia che stiate parlando del merlo. Si tratta di attirare l'attenzione producendo una polemica così che, se fino a ieri non ti conosceva nessuno, oggi invece sei sulla bocca di tutti. Perché è ovvio che la sola cosa che conti, è che se ne parli.

Motivo per cui io oggi ve ne parlerò.

Esiste un rivenditore che ha scoperto che per vendere, la cosa migliore non è fare un buon prodotto, ma cominciare a tirare merda contro un ventilatore acceso. E così, cavalcando la tendenza del momento, ricrea la scena di uno stupro salvo poi difenderla come arte.
C'è un close up su un paio di jeans abbassati, su delle mutande nere, su una donna senza volto che è sdraiata a terra senza che ci sia dato sapere se sia viva o morta perché non è questo che conta. Quello che conta è il prodotto, che ovviamente è anche lui presente nella foto.

Ma se non siete ancora convinti del genio che si nasconde nel reparto comunicazione di questo brand, aspettate di leggere la gestione della crisi che è arrivata a mezzo post sul socialnetwork, non appena il ventilatore di cui sopra, ha iniziato ad aumentare la velocità.

PARTE UNO: SONO STATO FRAINTESO

Forse voi, resto del mondo e stampa, non avete capito, avete mal interpretato.
Già, perché pensare di essere stati incapaci è fuori discussione visto che la capacità ce l'avevate eccome, altrimenti non partiva il pistolotto che ci racconta della vostra storia dal 1930. Però, vi prego, non parlate di innovazione ché questi mezzucci sono roba piuttosto vecchiotta.


PARTE DUE: SO' GIOVANI 

 Ah, se ci fossero stati degli adulti, tutto questo non sarebbe successo. Lo sapete come sono irruenti e passionali i giovani. Che poi, pensa te, stavano solo cercando di connettere la moda all'Arte.
Proprio 'na cosetta originale insomma.
 E poi giù con una serie di hashtag che dovrebbero fare curriculum e avvalorare la tesi artistica, fra cui l'immancabile Toscani che forse spiegherebbe tutto. Comunque, andiamo avanti.


PARTE TRE: E ALLORA LUI?

Che poi perché dovete pensare che abbiamo bisogno di farci conoscere quando da sempre siamo stati legati ai grandi movimenti artistici e pubblicitari che hanno fatto storia? Oh, sia chiaro, per "siamo legati" si intende che i grandi artisti e pubblicitari non ci hanno mai cagato di striscio, però noi invece loro li conosciamo benissimo.
Comunque, bando alle ciance, anche perché qua gli argomenti scarseggiano, ma allora la mostra che c'è stata a Milano? Dai, quella che si intitolava "Hot" ed era dedicata al porno e all'iconografia del sesso, perché per quella non avete fatto tutte queste storie? Forse che non vi piacciono le cose che vendiamo?


PARTE QUATTRO: INDICAZIONI DI PRODOTTO

Allontanandovi, come vi è stato accusato, dall'unico bisogno di creare visibilità (citazione dal paragrafo precedente), col cazzo che vi pubblico questo passaggio in cui date info sui prodotti ripresi nella foto.



PARTE CINQUE: LA SPLENDIDA CHIUSA

Il nostro digital strategist avrà un aumento, siamo stati dei grandi. Forse dovremmo ripassare il capitoletto sull'utilizzo degli hashtag, ma roba di cinque minuti.
E ancora tiè tiè tiè, anche il Corriere parla di noi.
A quanti se la sono presa, be' che dire?, lo sapete che chi s'incazza fatica tre volte no?
In particolar modo vorremmo rivolgere un pensiero postumo anche a tutte le donne che si sono sentite toccate. TOCCATE? 

Bella scelta del termine, complimenti, adesso pisciateci anche addosso, dai.

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