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un concerto, un'avventura |
Vuoi organizzare un concerto a Roma? No problem: affitti un posto e il gioco è fatto. Non c'è bisogno che ti preoccupi di altro perché tanto non c'è nessuno che controlla cosa succede in città quando inviti 25mila persone. Non è tanto il traffico perché a questo siamo preparati: fra i sabato sera fermi sul Lungotevere e le domeniche incastrati per colpa della partita, uno lo mette in conto che se non ti muovi per tempo almeno quelle quattro ore prima potresti correre il rischio di fare 5 Km in due ore e un quarto. E lo dico perché l'ho cronometrato.
E se credi che quello sia il solo tempo che hai perso allora non hai ancora fatto i conti col vero incubo della serata. Quando inviti 25mila persone, e non puoi dire che non te le aspetti perché gli inviti sono biglietti che hai venduto, dovresti almeno assicurarti che arrivino tutte intere allo spettacolo e che non si perdano per campi alla ricerca di un posto dove lasciare due o quattro ruote. Che poi non è nemmeno detto che quelli più fortunati, una volta liberatisi del mezzo di locomozione con cui sono arrivati, non abbiano più nulla da temere: ho visto gruppi dimezzarsi lasciando indietro i più stanchi dopo appena un paio di chilometri a piedi, ho visto gente accasciata - prima di potersi definire "in fase post-concerto" - che chiedeva acqua, c'era anche chi trascinava sulle spalle l'amico con cui era venuto.
In fondo solo chi sopravvive merita di assistere a un concerto del genere di cui potrà vantarsi con le prossime generazioni proprio come i genitori hanno fatto con lui per anni sventolandogli sotto il naso biglietti di Beatles, Stones e persino Beethoven.
E se all'andata sei spinto dall'entusiasmo e non ti accorgi di quanta strada stai facendo a piedi, di quanto sia poco salutare scavalcare un guard rail tagliente, attraversare di corsa una strada ad alta velocità poco illuminata, camminare in bilico sullo scolo fognario che ha tutta l'aria di un fossato e passare sotto una rete divisoria che, evidentemente, qualcuno prima di te ha divelto per cercare un'alternativa alla morte certa attraverso sterpaglie bagnate e poco illuminate, al ritorno continui a ripeterti "non ci posso credere".
Avrebbero dovuto esserci anche delle navette gratuite messe a disposizione dagli organizzatori di Rock in Roma proprio per l'occasione, e probabilmente ci sono state e forse qualcuno è anche riuscito ad assicurarsi uno dei tredici posti messi a disposizione.
Ah, se solo i Radiohead sapessero con quanta amorevole ostinazione li abbiamo voluti vedere dal vivo, ieri.
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