Diciamocelo che in fondo ci stiamo prendendo gusto alle
Primarie. Diciamocelo che sotto sotto crediamo davvero che siano un
bell’esempio di democrazia. Diciamocelo che ci siamo tutti rimasti un po’ male
quando dal dorato universo del Pdl è arrivata secca la notizia che non si
sarebbe votato per un candidato leader, perché il candidato leader è tornato in
campo più arzillo di prima. E allora addio a quei bei manifesti di un mondo
migliore fatto di promesse, di “meno tasse per tutti” e di sogni così reali che
persino la Meloni ci sembrava diversa. Fortunatamente, però, c’è qualcuno che
alle Primarie c’ha preso più gusto di noi: il Pd. Da quelle parti sì che c’è
democrazia, voglia di chiamare alle urne invece di starsene a smacchiare
leopardi. Da quelle parti c’è sempre una buona occasione per disseminare di
gazebi la città e tentare di rilanciare vecchie glorie e dare spazio alle
nuove. E così, ad oggi, i candidati del Pd che si sfidano per meritare il
titolo di “prossimo candidato del centrosinistra alle Comunali del 2013” sono
solo sei, ma confidiamo che presto anche le altre correnti interne al partito
potranno prendere coraggio e presentare il loro leader da rilanciare.
C’è chi dice che siano solo candidati di facciata, che non
abbiano nessuna intenzione di fare il sindaco di Roma e che aspirino invece ad
altre cariche o a ritorni in patria, ma sono solo voci maligne che non devono
sminuire i loro grandi proclami. David Sassoli, per esempio, è convinto che da
Roma ripartirà l’economia mondiale e si dice «motivato e pronto», soprattutto a
debellare definitivamente quell’orticaria che gli è spuntata da quando è in
esilio al parlamento di Strasburgo. Anche Paolo Gentiloni non può farsi
adombrare dal suo malcelato desiderio di partecipare attivamente a un eventuale
governo-Bersani, almeno come sottosegretario, e così da Twitter ci informa che
«da oggi sono candidato» e punta sul rilancio del trasporto pubblico, sulla
costruzione di nuove piste ciclabili, sulla digitalizzazione della burocrazia e
sulla pace nel mondo. Ignazio Marino invece non ci prova nemmeno a mostrare
altri interessi al di là del Ministero della Sanità cui punta da quando è
tornato dagli Stati Uniti, e al momento se ne va in giro per gli ospedali a
sparlare della precedente amministrazione regionale della Polverini e di quanto
sia malridotto il Pubblico.
Più agguerriti gli altri contendenti.
Patrizia Prestipino, alias “l’uomo giusto per Roma” come si
autodefinisce nel suo sito, renziana e attualmente assessore allo Sport e
Turismo punta tutto sull’ambiente, la scuola, i diritti per tutti, i tagli dei
costi della politica e alla fine il pezzo da novanta: «Ci impegniamo ad
essere vigili interlocutori con il governo affinché l’Imu sulla prima casa si
caratterizzi come una tantum
legata all’emergenza economica, che sarà possibile cancellare non appena le
condizioni del Paese lo avranno consentito», che suona come un “togliamo l’Imu”
anche se continua con un “se possibile” che non si sente molto. Invece il punto
forte della candidatura di Mario Adinolfi è che lui è l’unico candidato romano,
il che, sebbene possa portare i suoi vantaggi qualora decidesse di fare
campagna elettorale in Curva Sud, non lo giustifica dal liquidare il suo
programma con un : «le mie idee sono note» e aggiungere sbrigative riflessioni
sulla chiusura del centro storico al traffico e i rapporti con le
municipalizzate. Fortuna che è lui stesso a dirsi pronto a ritirarsi dalla
competizione qualora dovesse decidere a presentarsi Enrico Gasbarra. C’è anche
il capogruppo del Pd in Campidoglio Umberto Marroni, che si sente chiamato a
partecipare alle Primarie di partito per trovare lo sfidante sindaco per
«spirito di servizio verso Roma, la mia città»; attualmente il suo sito è in
fase di costruzione perciò dovremmo accontentarci di questa dichiarazione e di
un «rimettere al centro il cittadino» che fa tanto “una casa a Campo de’ fiori
per tutti”. Sembra essere sparito di scena l’ex ministro dei trasporti del
secondo governo-Prodi, Alessandro Bianchi: peccato, ci piaceva quel suo
“Progetto per Roma: una città bella, efficiente, equa, sicura e sostenibile”,
ci avesse messo anche un “dove non piove mai” e avebbe vinto sicuro.
Il 20 gennaio è ancora lontano e noi tutti ci
aspettiamo grandi colpi di scena dal Pd. Ammesso che non abbiano ragione i
Maya.
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