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martedì 11 dicembre 2012

Tempo di tombola in casa Pd


Diciamocelo che in fondo ci stiamo prendendo gusto alle Primarie. Diciamocelo che sotto sotto crediamo davvero che siano un bell’esempio di democrazia. Diciamocelo che ci siamo tutti rimasti un po’ male quando dal dorato universo del Pdl è arrivata secca la notizia che non si sarebbe votato per un candidato leader, perché il candidato leader è tornato in campo più arzillo di prima. E allora addio a quei bei manifesti di un mondo migliore fatto di promesse, di “meno tasse per tutti” e di sogni così reali che persino la Meloni ci sembrava diversa. Fortunatamente, però, c’è qualcuno che alle Primarie c’ha preso più gusto di noi: il Pd. Da quelle parti sì che c’è democrazia, voglia di chiamare alle urne invece di starsene a smacchiare leopardi. Da quelle parti c’è sempre una buona occasione per disseminare di gazebi la città e tentare di rilanciare vecchie glorie e dare spazio alle nuove. E così, ad oggi, i candidati del Pd che si sfidano per meritare il titolo di “prossimo candidato del centrosinistra alle Comunali del 2013” sono solo sei, ma confidiamo che presto anche le altre correnti interne al partito potranno prendere coraggio e presentare il loro leader da rilanciare.
C’è chi dice che siano solo candidati di facciata, che non abbiano nessuna intenzione di fare il sindaco di Roma e che aspirino invece ad altre cariche o a ritorni in patria, ma sono solo voci maligne che non devono sminuire i loro grandi proclami. David Sassoli, per esempio, è convinto che da Roma ripartirà l’economia mondiale e si dice «motivato e pronto», soprattutto a debellare definitivamente quell’orticaria che gli è spuntata da quando è in esilio al parlamento di Strasburgo. Anche Paolo Gentiloni non può farsi adombrare dal suo malcelato desiderio di partecipare attivamente a un eventuale governo-Bersani, almeno come sottosegretario, e così da Twitter ci informa che «da oggi sono candidato» e punta sul rilancio del trasporto pubblico, sulla costruzione di nuove piste ciclabili, sulla digitalizzazione della burocrazia e sulla pace nel mondo. Ignazio Marino invece non ci prova nemmeno a mostrare altri interessi al di là del Ministero della Sanità cui punta da quando è tornato dagli Stati Uniti, e al momento se ne va in giro per gli ospedali a sparlare della precedente amministrazione regionale della Polverini e di quanto sia malridotto il Pubblico.
Più agguerriti gli altri contendenti.
Patrizia Prestipino, alias “l’uomo giusto per Roma” come si autodefinisce nel suo sito, renziana e attualmente assessore allo Sport e Turismo punta tutto sull’ambiente, la scuola, i diritti per tutti, i tagli dei costi della politica e alla fine il pezzo da novanta: «Ci impegniamo ad essere vigili interlocutori con il governo affinché l’Imu sulla prima casa si caratterizzi come una tantum legata all’emergenza economica, che sarà possibile cancellare non appena le condizioni del Paese lo avranno consentito», che suona come un “togliamo l’Imu” anche se continua con un “se possibile” che non si sente molto. Invece il punto forte della candidatura di Mario Adinolfi è che lui è l’unico candidato romano, il che, sebbene possa portare i suoi vantaggi qualora decidesse di fare campagna elettorale in Curva Sud, non lo giustifica dal liquidare il suo programma con un : «le mie idee sono note» e aggiungere sbrigative riflessioni sulla chiusura del centro storico al traffico e i rapporti con le municipalizzate. Fortuna che è lui stesso a dirsi pronto a ritirarsi dalla competizione qualora dovesse decidere a presentarsi Enrico Gasbarra. C’è anche il capogruppo del Pd in Campidoglio Umberto Marroni, che si sente chiamato a partecipare alle Primarie di partito per trovare lo sfidante sindaco per «spirito di servizio verso Roma, la mia città»; attualmente il suo sito è in fase di costruzione perciò dovremmo accontentarci di questa dichiarazione e di un «rimettere al centro il cittadino» che fa tanto “una casa a Campo de’ fiori per tutti”. Sembra essere sparito di scena l’ex ministro dei trasporti del secondo governo-Prodi, Alessandro Bianchi: peccato, ci piaceva quel suo “Progetto per Roma: una città bella, efficiente, equa, sicura e sostenibile”, ci avesse messo anche un “dove non piove mai” e avebbe vinto sicuro.

Il 20 gennaio è ancora lontano e noi tutti ci aspettiamo grandi colpi di scena dal Pd. Ammesso che non abbiano ragione i Maya.

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