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Frame dalla campagna per il canone rai 2014 |
Il nuovo spot per il canone Rai, che è costato appena 120mila euro, dice chiaro e tondo che se non paghi il canone la Tv sparisce e quando la Tv sparisce figli, nipoti, mogli e nonnetti diventano dei mostri minacciosi che si sedano soltanto con la ricomparsa dei loro programmi preferiti. La morale: «Il canone si deve, il canone si vede» e vissero tutti lobotomizzati e contenti. Ovviamente la campagna che ha fatto risparmiare tanti soldi, non si è risparmiata le critiche e una più attenta osservazione da parte di Adiconsum per sospetta pubblicità ingannevole. Pare infatti che fra le righe della geniale trovata pubblicitaria in cui tutti i protagonisti sono inchiodati davanti ai programmi delle reti pubbliche, risulti evidente il fatto che il canone sia un dazio da pagare solo per chi usufruisce dei programmi delle reti pubbliche, invece la tassa è relativa agli apparecchi televisivi in generale e coinvolge chiunque abbia un televisore non chiunque si sintonizzi sui canali Rai televisivi (già perché i radiofonici col canone non c'entrano nulla). Ma questi devono essere stati dei dettagli per Pierluigi Colantoni, uomo della Direzione Comunicazione e Relazioni esterne di MammaRai, che ha promosso e sostenuto con orgoglio la campagna. Il risparmio c'è stato un po' su tutto, soprattutto se si guarda all'ultimo passato in cui all'idea creativa si accompagnava un messaggio chiaro, ma questo tipo di comunicazione è troppo cara, meglio non investirci tempo e risorse perché tanto l'importante è che se ne parli, non che se ne parli bene. Per quei pochi che rimangono dell'idea secondo cui nella comunicazione quello che conta è anche il contenuto di un messaggio, un tuffo in quello che era il passato non troppo lontano della dignità, del rispetto dei ruoli e dei mestieri altrui: campagnaRai2013.
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